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文章基本信息

  • 标题:Standardizzazione isogravitá di un case-mix ospedaliero mediante Charlson index
  • 作者:G. Messina ; G. Capelli ; M. Calamai
  • 期刊名称:Italian Journal of Public Health
  • 印刷版ISSN:1723-7815
  • 出版年度:2012
  • 卷号:1
  • DOI:10.2427/6207
  • 语种:English
  • 出版社:PREX
  • 摘要:Introduzione: la comorbidità è un importante fattore confondente negli studi epidemiologici valutativi dell’assistenza ospedaliera. Diversi strumenti di risk adjustment misurano la complessità della malattia, consentendo di correlarla al consumo di risorse assistenziali, agli esiti, nonchè di confrontare studi eseguiti in tempi e realtà diversi.Obiettivi: - Standardizzare per complessità casistica la mortalità dei pazienti assistiti da un grande ospedale; - Identificare le variabili in grado di migliorare la capacità predittiva di mortalità intraospedaliera (IM). Materiali eMetodi: sono state analizzate 40.801 schede di dimissione prodotte dal Policlinico Senese nel 2001. Sono stati studiati i tassi di IM specifici per Charlson Index Score (CSI): quest’ultimo considera 19 categorie di patologia e si basa sull’ ICD-IX-CM. Le variabili studiate mediante analisi bivariate e regressione logistica, sono state: CSI (codificato in 5 livelli 0, 1, 2, 3, 4), lunghezza del ricovero (LR), sesso ed età. Risultati: CSI è risultato associato con IM (p‹0.001). Sesso, età e LR sono risultati associati sia con CSI (p‹0.001) che IM (p‹0.001). Confrontando i 4 livelli di CSI con quello di riferimento (0), le seguenti Odds Ratio (OR) di IM sono state trovate: Livello 1 verso livello 0 OR: 6.79 (p‹0.001), Livello 2 verso livello 0 OR: 15.8 (p‹0.001), Livello 3 verso livello 0 OR: 9.36 (p‹0.001), Livello 4 verso livello 0 OR: 7.4 (p‹0.001). La variabile sesso non è risultata aver un effetto confondente tra CSI e IM al contrario delle variabili LR ed età.Conclusioni: il CSI aiuta a valutare (predire) il rischio di mortalità intraospedaliera, sebbene in modo non lineare. Abbiamo sempre rilevato valori più alti di mortalità confrontando i livelli 1, 2, 3, e 4 con quello di riferimento (0). In particolare il valore più alto lo ha raggiunto il secondo livello; il terzo ed il quarto, che avrebbero dovuto identificare le condizioni più a rischio, hanno mostrato una mortalità inferiore al secondo livello, ma superiore al primo. Approfondimenti sono in corso.
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