摘要:«L’istituto che sogno comprenderebbe naturalmente ellenisti e latinisti, ma anche sumerologi e egittologi, ma anche slavisti, specialisti di hindi e bengali, sinologi, germanisti e romanisti, ma anche semitisti, uomini esperti delle letterature ugro-finniche, turco-mongole, dravidiche, senza dimenticare il giapponese! Nella storia delle letterature tutto si tiene, e nessuno potrà mai comprenderne una, dico comprenderla , se non possiede qualcosa in più di semplici nozioni su un numero abbastanza grande di altre letterature». Per paradosso, questa celebre utopia immaginata quasi mezzo secolo fa da René Etiemble ( Comparaison n’est pas raison 1963: 29) risulta oggi, nel tempo della globalizzazione e della «società trasparente», ancora più remota – e forse anche più assurda – di allora: così che la radicalità del suo assunto di fondo appare quasi il retaggio di un sogno di universalismo e di panlogismo ormai dileguato. A dispetto di quanto si era augurato, con cauto ottimismo, Claudio Guillén nella sua fortunata summa introduttiva ( Entre lo uno y lo diverso 1985-2005: passim ), la comparatistica degli ultimi decenni non sembra, infatti, avere imboccato con decisione la strada maestra che la storia – storia di muri caduti e di interconnessioni planetarie – le indicava.