摘要:L’articolo prende in esame i tentativi compiuti nella seconda metà del XvIII secolo dai Lorena – e segnatamente dal granduca riformatore, Pietro Leopoldo- di realizzare nel granducato di Toscana un moderno ed uniforme catasto parti- cellare: quel Granducato che costituisce, com’è noto, uno dei più interessanti e vivaci laboratori o politici di tutto il Settecento europeo. È parso utile tornare su un tema che è stato considerato da svariati autori semplicemente come un caso di ‘riforma fallita’, per cercare di mettere in luce, a seguito anche di nuovi scavi documentari, il ricco quadro delle discussioni e degli schieramenti politici che accompagnarono questo reale o supposto fallimento. Sostanzialmente assente dal dibattito politico negli anni della reggenza lorenese di Francesco Stefano (1737-1765), la questione del catasto emerge all’attenzione nel 1763, ma è con la successione al trono granducale di Pietro Leopoldo che essa diviene il centro di un animato e conflittuale dibattito politico. Sostenuta dalla volontà di riforma del granduca e da un gruppo di suoi collaboratori di orientamento filo-fisiocratico, l’opportunità di procedere ad un complessivo ed uniforme rinnovamento dei catasti pare affermarsi, ed ha inizio dopo molte vivaci discussioni un’intensa sperimentazione in varie parti dello stato. Tuttavia, nonostante i parziali successi ottenuti, l’idea di un nuovo generale catasto viene per molteplici motivi - tra cui primario l’opposizione della classe dei grandi proprietari terrieri fiorentini - abbandonata nel 1785. Ma la vicenda del piccolo laboratorio toscano riflette fedelmente anche il cambiamento di clima del tardo illuminismo europeo. Le difficoltà dell’ assolutismo illuminato, il superamento delle dottrine fisiocratiche ed il diffondersi delle nuove dottrine economiche inglesi concorrono a determinare l’abbandono del progetto di nuovo catasto, che agli occhi dei contempora- nei rappresentava il modello di una società fortemente diretta dallo stato.