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文章基本信息

  • 标题:Giulia Bigolina. Urania.
  • 作者:Ruggiero, Laura Giannetti
  • 期刊名称:Annali d'Italianistica
  • 印刷版ISSN:0741-7527
  • 出版年度:2003
  • 期号:January
  • 语种:English
  • 出版社:Annali d'Italianistica, Inc.
  • 摘要:Una ventina d'anni fa Carlo Ginzburg osservava in un suo celebre saggio ("Spie: radici di un paradigma indiziario") che l'opera dello storico e paragonabile a quella del detective e a quella dello storico dell'arte positivista che pazientemente mettono insieme tracce e frammenti di quello che stanno cercando sulla base di un "paradigma indiziario". Valeria Finucci--studiosa di letteratura del Cinquecento che nei Ringraziamenti si autodefinisce scherzosamente "Sherlock Holmes della famiglia Bigolini" (11)--e partita dal paradigma, sicuramente piu che plausibile, che dovesse esistere una narrativa in prosa scritta da una donna nel Cinquecento e in seguito a pazientissime ricerche in archivi e biblioteche italiane ed europee l'ha riportata alla luce e pubblicata.
  • 关键词:Books

Giulia Bigolina. Urania.


Ruggiero, Laura Giannetti


Giulia Bigolina. Urania. A cura di Valeria Finucci. Roma: Bulzoni Editore, 2002. Pp.196.

Una ventina d'anni fa Carlo Ginzburg osservava in un suo celebre saggio ("Spie: radici di un paradigma indiziario") che l'opera dello storico e paragonabile a quella del detective e a quella dello storico dell'arte positivista che pazientemente mettono insieme tracce e frammenti di quello che stanno cercando sulla base di un "paradigma indiziario". Valeria Finucci--studiosa di letteratura del Cinquecento che nei Ringraziamenti si autodefinisce scherzosamente "Sherlock Holmes della famiglia Bigolini" (11)--e partita dal paradigma, sicuramente piu che plausibile, che dovesse esistere una narrativa in prosa scritta da una donna nel Cinquecento e in seguito a pazientissime ricerche in archivi e biblioteche italiane ed europee l'ha riportata alla luce e pubblicata.

Urania nella quale si contiene l'amore d'una giovine di tal nome e il primo e per ora l'unico romanzo in prosa composto da una donna nel Cinquecento, Giulia Bigolina; fu scritto a Padova, dove l'autrice visse, presumibilmente intorno al 1556-58. Giulia Bigolina fu anche autrice di una lunga novella, Giulia Camposanpiero e Tesibaldo Vitaliani, arrivata fino a noi, e sicuramente di un'altra novella andata invece perduta. Appartenente ad una famiglia della nobilta padovana, Giulia Bigolina visse in un periodo intenso e difficile della storia d'Italia: i suoi dati biografici vengono collocati--con un grande lavoro di confronto e ricostruzione di documenti d'archivio, repertori storici, indici e altro--intorno al 1518 per la nascita e al 1569 per la morte. Come Valeria Finucci fa giustamente notare, le donne spesso non comparivano negli alberi genealogici o nei libri di famiglia e infatti i loro nomi cominciano ad apparire solo dopo il Concilio di Trento in censimenti religiosi quali gli status animarum. Ma Giulia Bigolina, quasi ignota per i documenti civili del suo tempo, e invece conosciuta nei circoli letterari della sua citta, corrisponde brevemente con Pietro Aretino che le manda i saluti del comune amico Tiziano Vecellio, e citata con ammirazione in un libro dello storico Bernardino Scardeone, membro dell'importante Accademia degli Infiammati, e amica di Sperone Speroni e, una ventina d'anni dopo la sua morte, viene menzionata in un libro di Ercole Filogenio insieme a Vittoria Colonna, Veronica Gambara, Laura Battiferra e Laura Terracina. Non solo: la scrittrice appare come interlocutrice in un dialogo dal titolo A ragionar d'amore scritto intorno al 1550, il cui manoscritto e stato rintracciato da Paul Oskar Kristeller in una biblioteca francese. Se si puo gia parlare di un canone al femminile in formazione verso la fine del Cinquecento, certamente Giulia Bigolina vi apparteneva.

I secoli successivi--fino all'Ottocento--continuano ad annoverare Giulia Bigolina all'interno di repertori delle donne letterate e di raccolte di novelle significative che vanno da Boccaccio alla fine del Settecento. L'autrice ha un posto tra nomi quali quelli di Bandello, Bargagli ed Erizzo. Melchiorre Cesarotti, alla fine del Settecento, la loda per le sue novelle "leggiadre" e per lo stile. E degno di nota osservare che la fama di Giulia Bigolina non fu aiutata dalla stampa. Il romanzo non fu mai pubblicato--Valeria Finucci fa notare che la censura post-tridentina non avrebbe permesso la stampa di un romanzo la cui protagonista, travestita da uomo, se ne va in giro da sola--, e la sua novella fu finalmente edita solo nel 1794 all'interno di un'opera dal titolo Notizia de' novellieri italiani. Valeria Finucci--novella Sherlock Holmes--ha ritrovato l'originale di Urania nella Biblioteca Trivulziana di Milano; il manoscritto probabilmente e l'autografo inviato dalla scrittrice a Bartolomeo Salvatico, il giureconsulto cui l'opera e dedicata. Finora se ne conosceva solo una copia settecentesca depositata nella Biblioteca Apostolica Vaticana e menzionata nell'Iter Italicum di Kristeller. Nel Novecento l'interesse per Giulia Bigolina e pressoche inesistente: la sua esclusione ad opera di critici quali Giambattista Salinari e significativa del trattamento riservato a molte donne scrittrici. Nel 1955 e poi nel 1976 Salinari ristampa la raccolta Notizia de' novellieri italiani di Anton Maria Borromeo della fine del '700--una collezione lodata e citata che conteneva novelle inedite di Giovanni Morlini, Pietro Fortini, Luigi Alamanni e altri, piu la novella della Bigolina--, e tranquillamente decide di escludere dalla sua versione l'unica rappresentante femminile.

Urania e un affascinante pastiche. La protagonista e una poetessa che decide di divenire pellegrina per amore; dopo essere stata abbandonata dal suo amante perche non abbastanza bella, indossa abiti maschili, assume il nome e l'identita del suo amante Fabio e gira l'Italia a cavallo alla ricerca di una risposta al suo dilemma amoroso. In questo viaggio incontra uomini e donne, viene creduta uomo da tutti e suscita l'amore della giovane vedova Emilia, che la segue sperando di realizzare un'unione con lei. Il romanzo e complicato da una serie di intrecci paralleli--di cui e meglio non parlare per lasciare un po' di suspense ai lettori--fino al lieto fine che giunge dopo un'ultima difficile prova. Come Valeria Finucci fa notare nell'importante analisi (44-63) degli svariati generi letterari coinvolti nella costruzione del romanzo, il modello principale e l'Elegia di Madonna Fiammetta di Boccaccio. Tuttavia Giulia Bigolina mostra di conoscere anche i romanzi cavallereschi, la letteratura pastorale, probabilmente la commedia Gl'ingannati, (dove la protagonista Lelia si veste da uomo e assume il nome di Fabio), nonche la vasta trattatistica sull'eccellenza delle donne e l'amore, molto feconda in area veneta. Tutti questi generi letterari, piu altri che sarebbe lungo menzionare, si amalgamano armoniosamente nella narrativa. Anche se--per quel che sappiamo--Giulia Bigolina non scrisse poesia d'amore, potremmo includerla tra le poetesse cinquecentesche che Ann Rosalind Jones ha simpateticamente definito come "bricoleuses" (The Currency of Eros: Women's Love Lyric in Europe, 1540-1620, Bloomington: Indiana UP, 1990) in riferimento alla loro abilita di servirsi vantaggiosamente nelle loro opere di diversi generi e motivi stilistici.

La narrazione delle avventure di una poetessa in abiti maschili consente all'autrice di esplorare liberamente e radicalmente alcuni temi che cominciavano a circolare proprio in quel periodo riguardo al ruolo femminile nel rapporto tra i sessi e nella societa. Alla protagonista sta particolarmente a cuore il tema dell'educazione femminile che viene esaminato nei due incontri agli inizi del romanzo, quello con il gruppo di donne e quello con il gruppo di uomini. Le gentildonne che Urania/Fabio incontra prima di tutto dichiarano di voler esercitarsi nelle scienze e nelle lettere, esercizio in cui sono impedite dagli uomini, e solo poi di volersi scegliere un amante di proprio gradimento. L'incontro successivo con i gentiluomini, che vogliono sapere il tenore della conversazione del giorno precedente, consente all'autrice--non dimentichiamo, creduta uomo--di entrare in una appassionata perorazione della causa femminile e del diritto all'educazione. Urania/Fabio suggerisce ai gentiluomini che incominciano il loro discorso spregiativo sulle donne prendendo ad esempio paradigmatico la figura di Elena di Troia, che dovrebbero invece "volgere" (120) l'ordine della storia e considerare Paris (Paride) responsabile di quegli avvenimenti. Forse Giulia Bigolina era a conoscenza dell'avvertimento finale di San Giovanni nell'Orlando furioso ("E se tu vuoi che 'l ver non ti sia ascoso,/ tutta al contrario l'istoria converti:/ che i Greci rotti, e che Troia vittrice,/ e che Penelopea fu meretrice" 35:27). Di certo, giudicando complessivamente la sua opera, l'autrice non si limita ad una confutazione della supposta inferiorita femminile ma riconosce, in anticipo su Moderata Fonte, il diritto alla parita intellettuale e sociale.

Verso la chiusura della sua rilevante introduzione al romanzo, Valeria Finucci avanza una proposta che puo dare inizio ad un nuovo paradigma, stavolta non indiziario: "Alla luce di quello che Bigolina fa in Urania, bisogna far risalire l'invenzione del trattato femminista a quaranta anni indietro e motivarlo non come il risultato di rigurgiti misogini [...] ma di una precisa agenda intellettuale e filosofica in un periodo in cui proliferavano testi sul 'prender moglie' e sul 'governo della casa'" (58). L'invito dovra necessariamente essere preso in considerazione da tutti coloro che studiano le donne scrittrici nel Rinascimento, la querelle des femmes, la costruzione dell'identita femminile, ma anche la formazione del canone letterario e artistico nel Cinquecento, non solo in Italia ma anche in Europa. E, fortunatamente per tutti gli appassionati di cose italiane che non hanno familiarita con l'italiano del Cinquecento e per gli studenti, e attualmente in corso la traduzione in inglese del romanzo da parte di Valeria Finucci.

In conclusione il volume Urania e una aggiunta considerevole a tutta quella serie di libri di mano femminile che negli ultimi vent'anni hanno consentito agli studiosi del Rinascimento di cominciare a rispondere almeno parzialmente all'ormai topico quesito: "Did women have a Renaissance?"

Laura Giannetti Ruggiero, The Pennsylvania State University
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