摘要:Questo saggio si propone di analizzare, per mezzo di un’analisi comparata, la sopravvivenza dei tratti grotteschi e degli elementi carnevaleschi studiati da Michail Bachtin nella rappresentazione di nuove “navi dei folli” in alcuni romanzi e film del Novecento. Le navi raccontate da Joseph Conrad e Louis-Ferdinand Céline (in Typhoon, 1902, in The Shadow-Line, 1917 e in Voyage au bout de la nuit, 1932) sono cariche di corpi segnati dalla malattia e dal disfacimento, rappresentati come grottesche maschere di carnevale, che ritroviamo anche sulla “nave morta”, destinata al naufragio, nell’omonimo romanzo di B. Traven ( The Death Ship, 1926). Nel racconto lungo Un viaggio terribile ( Un viaje terrible, 1941) di Roberto Arlt e nel romanzo La nave dei folli ( Ship of Fools, 1962) di Katherine Anne Porter, la nave dei folli è un microcosmo metaforico nel quale si rispecchia carnevalescamente l’intera umanità. Federico Fellini, invece, sembra recuperare soprattutto i tratti grotteschi e ‘carnevaleschi’ nella rappresentazione del corpo: pensiamo ai personaggi imbarcati sulla nave di Lica nel Fellini-Satyricon (1969) o a quelli di E la nave va (1983). La sopravvivenza della nave dei folli, nel Novecento, è perciò segnata da un costante rimando al grottesco e al carnevalesco analizzato da Bachtin.