Paolo Chirumbolo e Luca Pocci (a cura di). With a foreword by John Picchione. La rappresentazione del paesaggio nella letteratura e nel cinema dell'ltalia contemporanea. / The Representation of Landscape in Contemporary Italian Literature and Film.
Contarini, Silvia
Paolo Chirumbolo e Luca Pocci (a cura di). With a foreword by John Picchione. La rappresentazione del paesaggio nella letteratura e nel cinema dell'ltalia contemporanea. / The Representation of Landscape in Contemporary Italian Literature and Film. Lewiston, NY: The Edwin Mellen Press, 2013.
Il volume riunisce una quindicina di saggi, incentrati su un tema ("Bel Paese? Mai Paese? Paese? In quale modo la letteratura e il cinema dell'ltalia contemporanea si pongono di fronte al paesaggio?") i cui aspetti problematici e le cui implicazioni sono esposti con precisione neHTntroduzione di Luca Pocci. Messo sotto tensione dal nuovo che avanza (urbanesimo e industria) e dall'antico che resiste o sopravvive, il paesaggio diventa, nelle rappresentazioni artistiche di questi ultimi decenni, uno specchio del paese Italia. Lo stato del paesaggio e lo stato del paese, scrive Pocci, e parlare di paesaggio significa parlare di identita culturale e politica. Sulla base di questo assunto del tutto condivisibile, il volume si apre opportunamente con due saggi di impronta teorica. Nel primo, Marina Spunta passa in rassegna gli approcci filosofici e artistici elaborati in Italia nell'ultimo ventennio, confrontandoli a teorie venute dall'estero. Pur sottolineando l'interesse pluridisciplinare nei confronti del paesaggio come oggetto di studio (estetica, geografia, ecologia, geofilosofia, etc.), Spunta fa dialogare le teorie e la produzione artistica, soffermandosi su due contributi emblematici: la fotografia e la riflessione di Ghirri, in particolare il progetto Viaggio in Italia (1984), e i racconti di Gianni Celati, Narratori delle pianure (1985). Nel secondo, Tullio Pagano parte dalla stessa constatazione, ma situa il crescente interesse per il concetto di paesaggio in ampia prospettiva storica (dall'estetica rinascimentale al simbolismo), per notare che moite concezioni sono marcatamente individuali e celano la dimensione collettiva e politica del paesaggio. Questa invece interessa Pagano che nelTultima parte del suo studio analizza le nuove "utopie paesaggistiche, basate sui bisogni concreti di individui e comunita che vogliono ridare un senso ai luoghi in cui abitano, strappandoli al dominio dei flussi del capitalismo globale che li soffoca e li distrugge" (p. 66).
Alprezioso inquadramento teorico fanno seguito tre capitoli, intitolati Scritture, Visioni, Esperienze e Memorie, rispettivamente dedicati alle rappresentazioni del paesaggio in testi letterari (di Zanzotto, Camilleri, Vinci, Celati, Nadiani e altri), in filmati di fiction o documentari, e in esperienze artistiche o poetiche come quelle di Paolini e Arminio. Emerge, a leggere l'insieme, un senso di malessere, a volte di sofferenza, tanto i paesaggi sono offesi, sfregiati, resi irriconoscibili, inospitali, addirittura ostili. Partendo da una prospettiva panoramica, per mostrare quanta attenzione portino gli scrittori alla realta urbana, Laura Rorato si sofferma nello specifico su autori come Pascale, Parrella, Doninelli, e sulle loro descrizioni della "vita nella postmetropoli" (156), la nuova realta di citta come Napoli, Milano, Caserta, etc. Tra i paesaggi tutti in negativo spicca TEmilia Romagna: oltre a quella di Celati, Ghirri e Antonioni, dove al di la del degrado si impone la desolazione (come mostra lo studio di Anna Maria Chierici), quella di Simona Vinci, scrittrice ecologista militante, la cui opera viene acutamente analizza ta da Monica Jansen in un articolo dall'esplicito titolo: "'Noi siamo i luoghi che abitiamo': la lotta tra vita e cemento nella narrativa di Simona Vinci". Il testo-progetto piU emblematico di Vinci e senz'altro Strada Provinciale Tre, sulla cui scia possiamo menzionare il recente romanzo di esordio di Alessandra Sarchi, Violazione (Torino: Einaudi, 2012), denuncia di una spregiudicata cementificazione della campagna nei dintorni di Bologna. Non ci si allontana molto, geograficamente e tematicamente, con Topera di Giovanni Nadiani, "poeta della trasfigurazione paesaggistica della Romagna e dello spaesamento di personaggi di provincia" (76), analizzata da Letizia Modena. Spaesamento: come non pensare al romanzo di Giorgio Vasta (Milano: Laterza, 2010), che osservando Palermo, parte del tutto Italia, osserva un comune mutamento antropologico oltre che paesaggistico? Non e dunque solo TEmilia-Romagna industrializzata a mostrare inquietanti segni di sfregio. E se la Sicilia di Camilleri sembra salvarsi, e solo perche, spiega Srecko Jurisic, e una Sicilia tutta di fantasia, inventata. Si salva anche il Veneto di Zanzotto, bel paese poetico come lo definisce Mario Moroni nel saggio incentrato sul Galateo nel bosco, ma solo perche viene rivisitato dalla memoria. Gia osservato da Jansen, a proposito dei paesaggi vinciani, lo scarto tra paesaggio reale e paesaggio sognato, paesaggio utopico, paesaggio immaginato, paesaggio ricordato e una trama che attraversa moite opere letterarie. Lo stesso scarto caratterizza la rappresentazione filmica. Si leggano 1'interessante analisi condotta da Pierpaolo Antonello sul documentario di Daniele Vicari, Il mio paese, e il bel saggio di Paolo Chirumbolo su un altro documentario, BiUtiful Caun tri, che racconta lo scandalo dei rifiuti tossici in Campania. Chirumbolo si chiede in conclusione: "Cosa rimane alio spettatore al termine di questo viaggio tra terre desolate, paesaggi stuprati, creature in fin di vita?" (302). Meno tragica ma altrettanto tetra e la provincia romana incancrenita da speculazione edilizia e capitalismo "virale" mostrata da Daniele Lucchetti nel film La nostra vita (vedi il saggio di Carlo Testa). La tentazione di farsi vincere dalla nostalgia di un'Italia rurale e presente negli spettacoli di Marco Paolini, radicati in un Veneto popolare. Tuttavia Paolini, afferma Perissinotto, accetta, addirittura abbraccia "il disarmonico nuovo Veneto" (386) e si mostra convinto della possibilite concreta di salvaguardare culture e territorio, anche grazie alia pratica artistica. Vale la pena allora concludere su una nota piU ottimistica, Tutopia possibile invocata da Vincenzo Binetti. Considera ta la prossimita tra i concetti di paesaggio e territorio, TItalia puo essere rappresentata anche corne luogo di incontro o scontro o melange di civilta e culture, quelle delle Alpi occitane (nel saggio di Franco Gallippi), e soprattutto quelle del Mediterraneo: questo lo spazio che interessa Binetti il quale parte dal nota film di Salvatores per riflettere su alternative politiche concrete, sul "desiderio comune di voler sperimentare una pratica poutica di sopravvivenza che possa permettere una rivisitazione e un ripensamento continuo di quei luoghi, una rimappatura geopolitica dello spazio" (252). Non sono velleita, afferma Binetti, ma tentativi reali di reinventare il proprio territorio e ripensare il proprio essere. Insomma, si delinea la possibilite di superare la demoralizzante alternativa tra paesaggi del passato o del sogno, ameni quanto perduti, e paesaggi cosparsi di discariche, cemento e ciminiere, in un'Italia dismessa vittima di un cinico terricidio.
Ricco di suggestive definizioni, spunti originali, analisi stimolanti, notevoli approfondimenti, questo volume e senz'altro utile a molti studiosi ed e anche prezioso per chi abbia consapevolezza delTimportanza delle rappresentazioni del paesaggio nella produzione artistica.
SILVIA CONTARINI
Universite Paris Ouest Nanterre La Defense