摘要:Nell’epoca del neoliberismo egoistico ed edonistico il concetto stesso di bene comune è a rischio. Per tutelarlo e ripensarlo occorre ripartire da una logica della vita e dell’umanità che si fondino su un’etica della comprensione e della prossimità. A partire dai più recenti rapporti e studi internazionali sui temi dello sviluppo e del benessere che sembrano sempre più prendere le distanze da una idea di ricchezza materiale; è proprio nel concetto di prossimità; di relianza che; crediamo; vadano rintracciati quei beni comuni ineludibili che rappresentano; poi; una sorta di precondizione alla creazione e salvaguardia di una cultura stessa del bene comune. Perché nella prossimità; nella riappropriazione del valore spirituale; politico e pratico della vicinanza è forse possibile rintracciare i capisaldi – generativi e tras-formativi – di una via pedagogica verso il riconoscimento e la salvaguardia dei beni comuni stessi. In tale prospettiva; il contributo intende offrire spunti di riflessione sul ruolo che l’altruismo può giocare come valore condiviso; come bene comune. Si tratta di “appunti pedagogici” che tracciano il profilo di un altruismo come competenza cognitiva; oltre che emotiva; come postura di un pensiero aperto all’incontro; al dialogo; alla condivisione. Esso rappresenta; allora; “una morale Laica del rapporto con l’altro”; “una forma di lealtà razionale”; ciò che Kourilsky (2013) ha definito altruità; l’«impegno intenzionale ad agire per la libertà altrui» (p. 3). È un concetto; dunque; che va oltre il più semplice; seppur importante; costrutto di altruismo ed empatia come capacità di provare emozione per e con gli altri e compiere azioni di generosità; per connotarsi come più complessa “difesa della libertà altrui” che prescinda dal vantaggio personale che essa possa arrecare. L’altruismo è qui un costrutto che si fonda sull’alchimia di logos ed eros; sulla coniugazione e integrazione di competenze cognitive ed emotive legate alla capacità di ri-conoscere; di prestare attenzione; di comprendere e rispettare l’essere parte di un tutto. Esso si fa bene comune a partire dall’esigenza di «superare la crisi con una salda e massiccia riorganizzazione delle forze protese a recuperare la potenzialità etica della ragione; effettuata mediante una chiara e vigorosa progettazione individuale e collettiva; ancorata al presente ma protesa al futuro» (Bertin & Contini; 2004; p. 96). Perché; come ha ben indicato Latouche (2009) «il dopo-sviluppo sarà necessariamente plurale» (p. 121) ovvero legato a una crescita collettiva attivata da soggettività sociali intese come nuove forme di protagonismo nella costruzione delle relazioni interpersonali agite sia a livello di singolarità che di comunità. Soggettività che dovranno saper cogliere e capitalizzare la «vera ricchezza nel dispiegamento delle relazioni vitali conviviali» (Latouche; 2009; p. 121); il vero bene comune.