期刊名称:Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia
印刷版ISSN:2239-2629
出版年度:2020
卷号:11
期号:3
页码:283-306
DOI:10.4453/rifp.2020.0020
出版社:Mimesis Edizioni
摘要:Riassunto: L’impianto cocleare (IC) è una neuroprotesi che consente un recupero parziale dell’udito nella persona sorda. Nonostante la sua generale efficacia nel contrastare alcuni dei problemi legati alla sordità, il suo utilizzo è stato fortemente osteggiato da quella parte della comunità sorda che vede nella sordità una forma di identità culturale e non una patologia. Questo articolo inquadra in una prospettiva neuroetica le preoccupazioni della comunità sorda – difficilmente comprensibili agli udenti – esaminando le analogie fra il rifiuto dell’IC e il disagio che si osserva nella popolazione generale relativamente al Potenziamento Cognitivo (PCog). Nel PCog, individui sani insoddisfatti delle proprie prestazioni, o comunque desiderosi di migliorarle, ricorrono ad interventi artificiali per potenziare le proprie funzioni cognitive. L’analisi evidenzia come, nel rifiutare l’IC, la comunità sorda possa voler tutelare un insieme di valori non così diverso da quello che la comunità generale richiama spesso nelle sue preoccupazioni rispetto alla diffusione dei PCog.
其他摘要:The cochlear implant (CI) is a neuroprosthesis that allows for partial recovery of auditory function in individuals who are deaf. Despite its general efficacy, its use has been strongly opposed by a part of the deaf community that perceives deafness as a form of cultural identity, rather than a pathology. This article considers the concerns of the deaf community – which are often difficult for hearing people to understand – from a neuroethics perspective, proposing that such opposition to CI is analogous to the general population’s unease with regard to Cognitive Enhancement (CE). CE allows healthy individuals who are unsatisfied with – or would like to improve – their performance to use artificial interventions that enhance cognitive functions. The analysis reveals that, when opposing CIs, the deaf community may be protecting a set of values similar to those that the general community often evokes when voicing concerns about CE diffusion.