摘要:DA un punto di vista meramente biografi-
co, la sorte umana di Georgij Vladimiroviˇ c
Ivanov, di cui nel 2008 è ricorso il cinquante-
nario dalla morte3
, non si differenzia da quel-
la di tanti suoi coevi colleghi russi. Esordì co-
me poeta nell’anno della crisi del simbolismo
(1910), firmò uno dei tanti manifesti d’avan-
guardia dell’epoca (quello egofuturista)
4
, pas-
sò presto al nascentemovimento acmeista e ne organizzò successivamente la Gilda dei poeti
5
,
emigrò nel 1922 viaggiando da Riga a Berlino,
per sistemarsi poi definitivamente in Francia,
produsse poesia, prosa e saggistica, scrisse di
sé, della propria epoca e del proprio ambien-
te, conobbe grandi successi e cocenti umilia-
zioni, fu promotore e oggetto di scandali, co-
nobbe miseria e disperazione, in ultimo morì
(di morte naturale) a 64 anni senza mai rivede-
re il proprio paese6
. Eppure, un po’ per l’indo-
le controversa dello stesso Ivanov, un po’ per la
silenziosa penuria delle fonti, un po’ per la pi-
grizia canonica della critica, alla fama di que-
sto poeta, il quale, almeno dopo la morte di
Cvetaeva e Chodaseviˇ c7
, assurse al poco conso-
latorio primato di più importante poeta russo dell’emigrazione, non sembra giovare il placi-
do scorrere del tempo perché si giunga, final-
mente, alla definizione del suo posto nel cano-
ne letterario russo del XX secolo. Ancora og-
gi, a chi volesse proporre un’analisi imparzia-
le del suo lascito letterario, per approdare a un
sobrio giudizio affidato unicamente a ciò che i
suoi testi realmente tramandano, resterebbero
d’impaccio non poche considerazioni di ordine
morale, alla cui genesi, va ribadito con massi-
ma schiettezza, contribuì consapevolmente lo
stesso poeta. “Assassino”, “bugiardo”, “cinico”,
“delatore”, “traditore” e “fascista” sono solo al-
cuni dei poco invidiabili giudizi che, primaria-
mente, e a volte pregiudizialmente, contempo-
ranei e posteri riservano da sempre a questo
scrittore. L’inevitabile conseguenza di tale tra-
dizione accusatoria sta peraltro in un contro-
canto difensivo (spesso estraneo all’arte e fuor-
viante quanto la relativa controparte), presente
in molte analisi dell’opera che, come è obiet-
tivamente lecito, aspirerebbero in realtà a in-
dipendenza ed equanimità di giudizio. Anche
il lettore più inconsapevole non faticherà pe-
raltro a riscontrare i medesimi difetti anche in
questa mia semplice e breve introduzione. Ba-
sti considerare che quando nel 1994, dunque
nel centenario della nascita, E. Vitkovskij fir-
mava l’introduzione alla più completa raccol-
ta delle opere di Georgij Ivanov8
, in realtà non
stava solo utilizzando una buona parte del suo
spazio per difendere l’autore dei tre ponderosi
volumi che stava pubblicando contro le classi-
che accuse di Anna Achmatova, NadeždaMan-
del´štam, Marina Cvetaeva e Igor´ Severjanin,
ma stava anche indossando la toga da avvocato
già stata, in tempi più remoti e pressanti, sulle
spalle di Roman Gul´ e VladimirMarkov9
.