摘要:TREDICI anni dopo l’arrivo dei carri arma-
ti in Cecoslovacchia, sul palco di un noto
festival musicale italiano risuonavano le paro-
le di una canzone che non aveva niente in co-
mune con la Primavera di Praga, ma per certi
versi ne esprimeva l’ambiguità principale: “che
imbroglio era, maledetta primavera. . . ”. Poco
compresa all’estero e ormai estranea alle gio-
vani generazioni, la lunga Primavera del 1968
in Cecoslovacchia finì bruscamente nella not-
te tra il 20 e il 21 agosto quando si concretiz-
zò la dottrina della sovranità limitata che avreb-
be caratterizzato il lungo periodo in cui Leonid
Brežnev avrebbe ricoperto la carica di segreta-
rio del Pcus. Nello scacchiere politico mondia-
le del 1968 non c’era spazio per ripensamenti
e nuove collocazioni politiche: la mappa d’Eu-
ropa sancita dalla seconda guerra mondiale e
dalla formazione dei due blocchi contrapposti
non andava alterata. Si è discusso poi molto
della presunta velletarietà dei politici cecoslo-
vacchi e già in occasione del primo decenna-
le della Primavera, nel 1978, il dissenso ceco
aveva ormai condotto un’analisi profonda degli
orizzonti e dei limiti della Primavera. Dopo altri
trent’anni il tema ha ormai decisamente intra-
preso il cammino dell’analisi storica, cosa che
capita solo quando il passato è ormai divenuto
materiale d’archeologia per il presente.