In estate ci dovremmo - o ci saremmo dovuti - aspettare il varo della Riforma dell’Università italiana. Il Ministro Gelmini si è impegnata, con il suo staff di tecnici, a portare in Parlamento la bozza, ancora oggi, mentre scriviamo, giacente in Senato. La situazione politico-parlamentare, di fatto, appare delicata e difficile, tanto da paventare il rischio, naturalmente, che della tanto attesa Riforma non si faccia nulla, perché, si dice, i “poteri baronali” si oppongono al suo varo. Facile a dire che questo è falso, perché l’ostacolo non sembra a noi rappresentato da quelle università dove i baroni regnano – ma anche qui occorrerebbero verifiche profonde, anche perché molti di loro hanno fatto armi e bagagli e se ne sono andati in pensione –, quanto piuttosto dalla classe politica e dalla fragilità del governo Berlusconi, esposto quotidianamente a critiche e ricatti e ad una frammentazione di potere, nella maggioranza di governo, che fa gridare allo scandalo.