摘要:Il battagliero fondatore della «Rivista di filosofia neoscolastica» (1909) e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (1921) padre Agostino Gemelli al V Congresso internazionale di filosofia (Napoli 1924),1 lanciò a livello internazionale un progetto di valorizzazione di tutte le valide conquiste della cultura moderna in vista di una loro «assimilazione» nel quadro della filosofia neoscolastica. Egli riteneva opportuno superare quel dissidio che all'epoca sussisteva fra la filosofia moderna ed il tomismo, dissidio che appariva, da un lato ad alcuni scolastici puri, dall'altro a moltissimi pensatori moderni, insanabile. Se, a suo modo di vedere, l'errore del movimento mo-dernista consisteva nel suo adattamento allo spirito della modernità ed in particolare al Neoidealismo crociano e gentiliano, culmine del processo storico della filosofia moderna iniziato con Cartesio, per porvi rimedio sarebbe stata efficace una valorizzazione teoretica dell'atto del pensiero. Questa figura neoidealistica, per il padre Gemelli, si sarebbe prestata come valido punto di partenza per una tomistica metafisica trascendentistica dell'essere, una metafisica di segno opposto a quella neoidealistica, che appunto, identificando tutta la realtà con l'atto del pensiero, fece di quest'ultimo l'assoluto stesso. Un assoluto immanentisticamente concepito, il quale, però, dal punto di vista tomistico veniva paradossalmente, in quanto assoluto, privato del suo sostegno: l'essere.2 L'«anima» della filosofia moderna, infatti, osserva Gemelli, sta proprio nel «rinnegamento dell'essere». Ma, egli sostiene, se si parte dal soggetto, tipica figura della modernità, senza dimenticare che l'essere è il suo sostegno, se cioèsi parte dal soggetto come realtà ontologica e si guarda alla sua contingenza, al suo non poter essere Dio, è possibile approdare, scrive il Gemelli, «alla contemplazione del necessario e dell'assoluto […] nella quale può culminare lo sforzo del pensiero moderno, orientato verso il soggetto pensante».3