摘要:In una conferenza tenuta nell'estate del 1991 a Kyoto, Hartmut Buchner, parlando della situazione del pensiero in un mondo divenuto globale, cita una frase di Heidegger che, secondo lui, offre la sponda per una interpretazione nuova della distinzione tradizionale tra Oriente e Occidente. Tale frase suona così: .La civiltà mondiale ha raggiunto [...] tutta la terra. Per questo il nostro stato di bisogno, caro Tsujimura, è lo stesso che il vostro.. Ovvero: nel mondo globale i problemi sono globali, anzi; il problema è globale, è cioè essenzialmente lo stesso per quanti, non importa in quale luogo e in quale contesto culturale, tentano di pensare il mondo di oggi. Una affermazione questa che suona spaesante rispetto a quanto abbiamo imparato del pensiero heideggeriano, a partire dal compito dei pensatori di muoversi all'interno del proprio destino storico, che per l'uomo occidentale è appunto quello della metafisica culminata nel domino della scienza e della tecnica su ogni aspetto della vita, mentre nel resto del mondo tale destino si è imposto come un estraneo, come proveniente dall'esterno. Come può dunque proprio Heidegger – si interroga Buchner – .dire qualcosa di simile, visto che il bisogno della civiltà mondiale per noi in Europa […] è qualcosa che è provenuto da se stesso, dalla sua storia e dalla sua provenienza, mentre per gli uomini giapponesi è qualcosa che giunge dal di fuori, non è qualcosa che deriva dalla loro propria provenienza e patria., come può l'Occidente trovarsi nello stesso bisogno dell'Oriente?