期刊名称:Annali della Facoltà di Scienze della Formazione Università degli Studi di Catania
印刷版ISSN:2038-1328
电子版ISSN:2039-4934
出版年度:2002
卷号:1
页码:39-79
出版社:Università degli Studi di Catania
摘要:problema dell'interpretazione costituisce uno dei temi centrali della storia del pensiero. Esso percorre la ricerca filosofìca a partire dal perì ermeneias di Aristotele, attraversa il discorso teologico della spiegazione dei testi sacri nell'età patristica, diventa allgemeine Auslegungskunst con G. Fr. Meier e soprattutto con Fr. Schleiermacher e, passando attraverso le riflessioni di Droysen, Dilthey, Weber, si ripropone in nuovi contesti problematici e teoretici con Husserl, Heidegger e Gadamer. In questo suo lungo percorso l'ermeneutica, soprattutto nel mondo culturale tedesco, si accompagna allo storicismo, l'una e l'altro radicati in una tematica della finitezza, cui fa da espressione il linguaggio. Il problema della imprescindibilità del linguaggio accomuna infatti molte espressioni della filosofia contemporanea, che, appunto, in una ermeneutica vista in una molteplicità di accezioni trovano il loro punto d'incontro. Eppure, nonostante che l'ermeneutica stia vivendo oggi un suo momento forte, striscia da tempo un luogo storiografico diffuso che l'ermeneutica sia un pensiero debole, espressione di una filosofia della crisi. Niente di più errato. Proprio oggi, invece, l'ermeneutica sta vivendo una sua stagione complessa e variegata, com'è dimostrato dalla vivace presenza delle nuove forme in cui essa si manifesta, la cui posta in gioco non è soltanto la natura del comprendere - ontologica o non ontologica - ma il ruolo stesso della filosofia, il ruolo dell'uomo nel mondo e della sua salvezza, il problema della sua emancipazione e della sua libertà, il problema della intercomunicazione, la riflessione sulle varie forme di linguaggio, ecc. Basterebbe pensare a tutta la nuova ermeneutica, sia nel suo versante per così dire "epistemologico" e "metodologico" (Gardiner, Dry, von Wright, Anscombe), sia nel suo versante teologico (Pannenberg, Bultmann), sia in quello etico-politico (Rorty), sia in quello della critica dell'ideologia, che trasversalmente è sempre ermeneutica (Apel, Habermas, ecc.), sia in sede estetica (La Scuola di Costanza, H.R. Jauss e W. Iser), sia in sede filosofico-letteraria con tutti i rappresentanti del decostruzionismo, in Francia, con gli "Yale Critics" e con S. Fish in America, con L. Frank e G. Boehm in Germania). Per non parlare dell'influenza dell'ermeneutica in psichiatria, psicoanalisi, ecc. E allora dato tutto ciò, dato il fervore, la diffusione e l'interconnessione degli studi, il prestigio delle scuole, il livello dei suoi rappresentanti, dato tutto ciò, ripeto, è mai possibile, ammissibile, lecito, parlare di una ermeneutica come "pensiero debole"?