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文章基本信息

  • 标题:La terra Jacii e le sue vicende economico-sociali nel secolo XIV
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  • 作者:Carmelina Urso
  • 期刊名称:Annali della Facoltà di Scienze della Formazione Università degli Studi di Catania
  • 印刷版ISSN:2038-1328
  • 电子版ISSN:2039-4934
  • 出版年度:2003
  • 卷号:2
  • 页码:263
  • 出版社:Università degli Studi di Catania
  • 摘要:La terra Jacii, caratterizzata dalla presenza di diversi casalia, subì nel XIV se¬colo gli esiti degli scontri fra Aragonesi e Angioini, della faida fra i baroni siciliani, nonché di varie catastrofi naturali. Un forte calo della popolazione è attestato dai dati che emergono dai prelievi dei collettori pontifici, incaricati, nel 1376, di riscuotere il «sussidio caritativo» concordato fra Roma e il sovrano aragonese di Sicilia, Federico IV. Proficua fu, invece, l'attenzione riservata al territorio acese dalla famiglia degli Alagona, a lungo titolare nel Trecento del castrum di Aci. Le risorse che gli Alagona investirono nella zona favorirono la riqualificazione della proprietà agricola; in particolare fu privilegiata la coltivazione della vite, destinata a caratterizzare quelle contrade anche nei secoli successivi. Presenti nell'area da noi considerata tanti fra i milites, notarii e iudici che furono fedeli sostenitori della famiglia degli Alagona anche durante la ribellione di fine secolo contro i Martini e che furono ricompensati con la concessione di fondi: si possono segnalare per consistenza patrimoniale i Ruvilenti, i de Herbis, i de Tarento, i Pesci, i Rizzari ecc. Assieme formavano il patriziato cittadino o la nobiltà urbana, «tipica¬mente siciliana», e costituivano «uno dei poli della società del regnum» che, in particolare a Catania, gli Alagona avevano contribuito a far crescere anche politicamente affidando loro la gestione delle cariche publiche. L'economia della terra di Aci poggiava quasi per intero sul settore trainante dell'agricoltura. Assieme al vigneto furono favorite tutte le colture ad alta intensità produttiva, e quindi «giardini» – in un atto notarile è citato un aranceto –, oliveti, ma anche orti, i cui prodotti erano specialmente utili a garantire l'approvvigionamento del mercato catanese. La manodopera agricola era costituita in gran numero da salariati, ma resisteva la schiavitù, nonostante le difficoltà sempre maggiori di rifornire il mercato schiavile, cosicché in età aragonese le fonti riferiscono quasi esclusivamente di schiavi saraceni, «tartari» e «greci de Romania». Da un punto di vista squisitamente commerciale, è probabile che la terra di Aci abbia usufruito della congiuntura favorevole che contraddistinse in quei decenni i centri politici e finanziari dell'isola e dunque anche l'area catanese, laddove si verificò una continuità della vita economica e commerciale, pur in quei momenti gravi vissuti dal Regnum. Ad alimentare gli scambi interni e specialmente il mercato cittadino era soprattutto lo smercio del vino. Per quanto attiene, invece, al comparto artigianale, la diffusione di talune attività è riferibile alla presenza nelle contrade di Santa Venera al Pozzo – in contrata flomarie sancte Venere o in contrata sancte Venere seu de Piscana – e Reitana di sorgenti e torrenti. Prevalenti sono la trasformazione della canna da zucchero, con l'impianto di «trappeti», e la lavorazione della canapa e del vino nelle gurne. L’indagine delinea, dunque, una situazione tale da poter concludere che la terra Jacii è stata – in positivo e in negativo – testimone privilegiata, con le sue vicende politiche, ma anche economiche e sociali, del travaglio istituzionale del XIV secolo.
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