摘要:L’Istria, con la sua posizione geografica nell’Adriatico settentrionale, si è imposta nella comunicazione marittima tra il Mediterraneo e l’Europa centrale. Già dalle prime testimonianze di frequentazione delle vie marittime si può dedurre che la costa istriana, frastagliata e ricca di insenature, offriva buone condizioni per l’approdo delle navi. Sulla sua costa arrivavano genti, beni materiali, idee che contribuivano ad un inarrestabile sviluppo delle comunità che hanno saputo usufruire dei benefici del mare e della costa. Lungo le vie di comunicazione marittime si svolgeva il commercio diretto e indiretto con località lontane. Innumerevoli testimonianze tramandateci attraverso gli oggetti in ceramica, metallo e ambra, sono solo una piccola parte dei preziosi carichi grazie ai quali possiamo considerare le genti sulle sponde dell’Adriatico, in un dato momento, un’unica koinè adriatica. Le vie marittime hanno svolto un importante ruolo nella formazione dei villaggi preistorici. Sulla costa istriana arrivavano genti che stimolavano lo scambio di materiali (materie prime, oggetti d’uso quotidiano, oggetti esotici) come pure di beni non materiali (idee, innovazioni tecnologiche, informazioni, coniugi, racconti, canti, ecc.), stimoli che rappresentavano impulsi inarrestabili allo sviluppo di comunità che sapevano usufruire dei benefici della costa e del mare. La costa istriana era abitata già durante il paleolitico, piccole comunità vi vivevano durante il neolitico, mentre gli ultimi due millenni a. C. hanno lasciato innumerevoli testimonianze di contatti tra popoli. Le genti che popolavano la penisola in quel periodo hanno preso dimora su alture, in posizioni strategiche, nei castellieri. La distribuzione di questi insediamenti sulle alture lungo le coste ci indica il rapporto che le popolazioni avevano nei confronti del mare. I castellieri più importanti non si trovavano in riva al mare, ma distanti qualche chilometro da esse, ben nascosti e protetti, ma facilmente raggiungibili. È il caso di Nesazio, ma anche dei Pizzughi, come pure di Moncodogno. Nello sviluppo dell’uomo e della navigazione, nella marineria si sono formati molti comuni, come pure singoli casi di modelli regionali. Le popolazioni della costa adriatica orientale (Istri, Liburni, Ardiei, Plerei, Daorsi…) navigavano non solo per poter esercitare il commercio in ambito locale, ma anche per difendere il proprio territorio. Considerando il rapporto tra mare e terraferma, la comunicazione, per l’Istria, via mare era di un’importanza decisiva. La costa orientale della penisola istriana offriva alcuni punti importanti per un sicuro approdo delle navi: il porto di Fianona, la Val d’Arsa, il porto di Carnizza, Porto Badò ed infine, nella parte più meridionale, Cuie e la baia di Medolino. La costa occidentale, molto più frastagliata, dopo Capo Promontore, inizia con la baia di Veruda. Segue il porto di Pola, le isole di Brioni, il Canal di Leme, il porto di Rovigno, la costa del Parentino, il porto di Torre con le foci del Quieto per non andare oltre, verso Salvore. Molte testimonianze di scrittori e geografi antichi illustrano l’importanza della costa istriana: Ecateo di Mileto, Pseudo-Scilace, Kalimaco di Cirene, Artemidoro di Efeso fino a Strabone e Diodoro Siculo e Tolomeo. Considerando le correnti marine, i venti e le stagioni, possiamo cercare di ricostruire la navigazione lungo la costa e quella transadriatica verso la costa occidentale dell’Adriatico. Innumerevoli sono le testimonianze che ci parlano di contatti di gruppi specializzati che svolgevano il viaggio a tappe, che si svolgevano perlopiù durante il periodo estivo. Nella ricerca di posti adatti per l’approdo di imbarcazioni dobbiamo prendere in considerazione non soltanto le caratteristiche del fondale e dei rilievi circostanti, ma anche le possibilità di continuare il viaggio verso l’interno. I luoghi di contatto dove si svolgeva un tipo semplice di commercio, diventarono, in un dato momento, dei centri commerciali di una certa importanza. La penisola istriana offre vari esempi di questo caso: sulla costa orientale spicca Nesazio nella profonda Baia di Badò (Budava) che continuava verso l’Istria centrale; sulla costa occidentale una posizione strategica l’avevano il castelliere sopra il Canal di Leme ed il castelliere di Valaron sopra la valle del Quieto, che controllavano le vie di comunicazione verso l’entroterra. In prosecuzione delle valli costiere troviamo altri importanti castellieri: la valle che continua a partire dal Canal di Leme era fiancheggiata dai castellieri di San Martino, Duecastelli, Sant’Agata, San Tommaso, Corridico, Fatori, Tiola, Santa Speta, Vermo, Pisino Vecchio. Ci sono varie questioni rimaste in sospeso: quali erano le vere ragioni che hanno portato l’uomo a navigare e per quali motivi avevano instaurato dei contatti commerciali con genti che avevano uno stesso tipo di economia? Forse commerciavano in bestiame, carni, pelli, lana o sale. Nelle vicinanze dei posti dove si raccoglieva il sale nascevano importanti centri che a loro volta erano punti di partenza delle vie carovaniere (Rovigno, Monpaderno, il Castelliere di Vintian). È interessante e nello stesso tempo scontato il rapporto tra i siti/castellieri lungo la costa e la posizione dei porti naturali come quello di Pola, o di Veruda (con il castelliere di Vintian). La popolazione di Moncodogno usufruiva del vicino porto di Vistro. L’entrata occidentale del castelliere, che è stata considerata quella principale dava accesso all’abitato fortificato dalla direzione del mare. Molto presto sono stati instaurati i contatti con le tradizioni mediterranee che raggiungevano l’Adriatico settentrionale via mare. I frammenti di ceramica del tipo miceneo, e le perle d’ambra, sono soltanto due dei singoli momenti che ci illustrano l’Istria come punto d’incontro tra Sud e Nord, tra l’area egea e l’Europa centrale. L’età del ferro abbonda di testimonianze di contatti, perlopiù con le sponde occidentali dell’Adriatico. Gli Istri, durante tutto il primo millennio a. C. erano in contatto con popoli del Mediterraneo, e questa realtà ha svolto un ruolo decisivo nella formazione della loro cultura materiale e spirituale, accanto all’elemento autoctono e all’influsso della Cultura dei Campi di Urne. Resti di navi preistoriche sono molto rari. In Istria, nella baia di Zambratia, nelle immediate vicinanze dei resti sommersi di un villaggio su palafitte datato dalla fine del neolitico fino l’inizio dell’età del bronzo, sono stati trovati resti di una nave che in un primo momento sembrava appartenesse agli Istri. Per ora i primi rilievi sono contraddittori, e soltanto analisi approfondite ci daranno una risposta valida. Accanto a questa sensazionale scoperta, un’altra rappresentazione di nave è stata immortalata sulla situla trovata in una tomba protostorica di Nesazio. Si tratta di una serila o serilia, nave da carico che in un dato momento poteva trasformarsi in nave da guerra, con la quale gli Istri controllavano le rotte marittime dell’Alto Adriatico, causa principale della loro sconfitta da parte dei Romani nel secondo secolo a. C.