摘要:Tra le case editrici che negli ultimi anni hanno pubblicato volumi di autori cechi continuano a stupire le originali scelte dell’agile editore Santi Quaranta di Treviso (www.santiquaranta.it) che, dopo aver riproposto al lettore italiano dopo più di trent’anni il nome di Ludvík Vaculík (eSamizdat, 2005, 2-3, pp. 505-506), ha di recente tradotto anche l’opera più famosa di Jan Weiss (1892-1972), scrittore non troppo noto neanche a buona parte dei lettori cechi (si veda l’ottimo sito a lui dedicato http://sweb.cz/jan.weiss/). La splendida antiutopia Dům o tisíci patrech [Il palazzo a mille piani, 1929], uno dei testi fondanti della fantascienza ceca, è stata tradotta da Chiara Baratella in modo ben più convincente rispetto al precedente romanzo di Vaculík e non può che rappresentare una piacevole sorpresa per tutti i lettori di quell’insieme di utopie negative che vanno, approssimativamente, da Noi di E. Zamjatin (1924) fino al Mondo nuovo di A. Huxley (1932) – e hanno poi trovato una definitiva consacrazione di genere in 1984 di G. Orwell (1949). Riallacciandosi solo in minima parte alla celebre opera teatrale R.U.R. (1921), con la quale K. Čapek ha introdotto nella cultura mondiale il termine robot, Weiss ha dato vita a tutt’altra forma di science-fiction, attraverso un’originale rivistazione “sociale” del mito della torre di Babele che nulla ha perso della sua attualità.