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  • 标题:Informatrice o sabotatrice? Zazie e l'antropologia della modernità quotidiana, tra Queneau e gli studi di de Certeau
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  • 作者:Giulio Iacoli
  • 期刊名称:Elephant & Castle : Laboratorio dell'immaginario
  • 电子版ISSN:1826-6118
  • 出版年度:2007
  • 期号:0
  • 出版社:Università degli Studi di Bergamo
  • 摘要:Inizierei con il dire che le pagine seguenti rappresentano una sorta di prospezione su Queneau e il mondo da egli rappresentato che rientra in un più ampio progetto sulle modificazioni nella percezione e nella rappresentazione dello spazio tra moderno e postmoderno, già intrapreso ai tempi del dottorato, e finora diretto verso Borges, Bergman, Calvino, Perec, DeLillo, principalmente. Perché dunque aprire a Queneau, attraverso l’antropologia urbana, e perché Zazie? Perché Queneau, con il romanzo in questione, inventa una proiezione conoscitiva, la ragazzina di provincia Zazie, abilissima nel sabotare la conoscenza standard dei luoghi e delle persone e, al contempo, nell’attivare percorsi di conoscenza topografica o, ancora, demografico-antropologica del mondo ri-topografato dall’autore (e, al suo interno, le potenzialità di quanto Queneau denomina «la factidiversialité»). Roland Barthes, in uno degli Essais critiques uscito nello stesso anno del romanzo, ha osservato per primo come in Zazie il punto di vista sia accordato all’autore stesso, funzionale alla creazione di una paradossale riconoscibilità della scrittura entro i modi di una tradizione romanzesca francese e, di conseguenza, di una familiarità con i lettori che ne avrebbe agevolato l’ampio successo; eppure le valutazioni, le scoperte, le continue inchieste sono rimandate a una prolungata contrattazione tra la ragazzina stessa e gli altri personaggi (gli adulti); il dialogo assume su di sé la responsabilità dello svelamento di quella che definirei una costruzione corale del paesaggio antropologico. Zazie demarca uno spazio, quello del giudizio sulla città che intende visitare, mediante stereotipi personali (solitamente congruenti con l’idea che gli adulti siano tutti dediti a deconner) e mediante l’insistenza sull’agire interrogativo: domanda per porre in difficoltà o in aperta contraddizione l’interlocutore, per demistificare con il suo punto di osservazione fantasioso la logica, che certo nel romanzo non appare ferrea, degli adulti – ricordo per inciso come il porre interrogativi strutturi in profondità la ragion d’essere di, Jérôme e Sylvie, psicosociologi dediti a inchieste di mercato, protagonisti del romanzo d’esordio di un figlioccio letterario di Queneau, Les choses di Georges Perec. Per tornare a Zazie, la sua è insomma una ridda di questioni gnoseologiche (dov’è il métro, su tutte) che sfocia in più generali questioni identitarie.Se al centro dell’interpretazione dei personaggi sta la discussione sull’identità dello zio Gabriel/Gabrielle, ballerino en travesti al Mont-de-Pitié (e su di lui il pressing di Zazie si manifesta nell’angosciante interrogativo su cosa sia un hormosessuel), nondimeno è l’essenza della città stessa, o meglio ancora, di una nazione postbellica rappresentata per sineddoche dalla sua capitale, a essere messa in discussione nei suoi riti fondativi, nella sua ragione monumentale: si ricorderà l’esilarante corsa in taxi ad inizio di romanzo dove Gabriel discute di continuo con l’autista e proprietario del mezzo, l’amico Charles, sull’individuazione – sempre da entrambi sventatamente azzardata e sempre frustrata dalla verità dei fatti – dei singoli luoghi monumentali di Parigi. Zazie giustamente berteggia l’ignoranza dei due, irrompe nel continuum di una descrizione neomitologica dell’allure parigina con il rigore oppositivo di chi contesta e impugna le regole del gioco: la città dovrà essere da lei ridisegnata secondo un modus vivendi alternativo. Così, per denegare la virtualità di una sua formazione culturale, la giovinetta risponde allo zio che si perita di asserire la veridicità delle sue informazioni storiche e spaziali nel modo seguente:
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