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  • 标题:“Era così incantevole”. Manon da Prévost al melodramma ottocentesco
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  • 作者:Francesca Pagani
  • 期刊名称:Elephant & Castle : Laboratorio dell'immaginario
  • 电子版ISSN:1826-6118
  • 出版年度:2013
  • 期号:8
  • 出版社:Università degli Studi di Bergamo
  • 摘要:

    Intorno alla seconda metà del XII secolo il francese antico accoglie un sostantivo che va a designare una formula ritmata dai poteri magici: è nel Roman d’Énéas, attribuito a Bénoît de Sainte-Maure, che si scioglie il primo charme. La sua origine etimologica va ricondotta al carmen, carminis latino, i cui possibili significati intrecciano il ritmo e la musicalità del canto e del verso poetico alle proprietà magico-religiose degli oracoli e delle formule propiziatorie. L’esercizio di tali poteri magici trova la sua espressione, sempre nel francese antico, oltre che nel verbo derivato charmer, in enchanter. Riconducibili entrambi alla radice canere – il primo probabilmente per dissimilazione da una forma canmen (Rey 2006: 707) –, condividono un destino comune: il loro legame con un canto magico dagli effetti “irresistibili e inspiegabili” si indebolisce progressivamente e, in particolare a partire dall’epoca classica (XVII secolo), assume i contorni di una ben più stemperata “capacità di attrarre e di piacere”. Tuttavia, enchanter ha dei corrispettivi nelle lingue romanze (incantare in italiano, encantar in spagnolo, solo per citarne alcuni) che, a tratti, rivelano percorsi comuni – quale ad esempio il loro uso, nella lingua moderna, in formule di cortesia come “enchanté(e)” e “encantado/a” –, mentre charmer, o per meglio dire la forma del sostantivo, charme, si rivela una sorta di unicum. Questo, infatti, migra, come prestito, in svariate lingue, e si lessicalizza, tra gli altri, in italiano, inglese (a charm) e tedesco (der Charme). I dizionari a noi contemporanei registrano prevalentemente il significato attenuato del termine che, a partire dal XVI secolo, va ad indicare le qualità e le strategie possedute e messe in atto dal femminile nell’ambito della seduzione amorosa. Nella lingua italiana, lo charme si riferisce in modo pressoché esclusivo a questa sfera, e la lessicografia lo definisce di frequente, attraverso una descrizione ossimorica, “un fascino femminile”. Infatti, se è vero che il fascino ha in comune con lo charme la componente magica, seppure declinata secondo una modalità negativa – il latino fascinum significa “maleficio” –, va tuttavia ricordato che, come attesta Porfirione (ad Horat., Epodi, 8, 18), nella Roma antica questo stesso termine indicava un amuleto di forma fallica impiegato per proteggere appunto dal malocchio. Per questa ragione nel presente saggio il termine charme ricorrerà volutamente più volte, in alternanza ad incanto e incantesimo, mentre si eviterà, se non in casi puntuali e motivati, di ricorrere alla terminologia del fascino. Quando Prévost scrive l’Histoire du chevalier des Grieux, settimo tomo dei Mémoires et Aventures d’un Homme de qualité, pubblicato nel 1731 ad Amsterdam, egli è perfettamente consapevole della ricchezza semantica posseduta dal termine charme. Circa vent’anni più tardi, nel Manuel lexique da lui ideato, e dal significativo sottotitolo di Dizionario portatile delle parole francesi il cui significato non è familiare a tutti, Prévost lo include nella sua nomenclatura e lo definisce come segue:

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